Montagna 3
Foto di Betty Lazzarotto

Tema di maturità

Me lo ricordo bene il tema della mia maturità.
Si riferiva all’importanza dei “mezzi di comunicazione”.
Il titolo preciso non lo ricordo, ma so che l’ho scelto perché mi dava la possibilità di fare un lavoro ampio, libero.
Chi l’ha affrontato, più o meno, credo si ricordi del proprio esame.
Ognuno sa, a grandi linee, cosa è successo, ma, di sicuro, rammenta i particolari.
Per me è stata l’emozione enorme del giorno precedente e della mattina stessa e di come, prima di entrare, ho dovuto cercare una strategia per calmarmi perché altrimenti non ce l’avrei fatta.
Ricordo che ho guardato fuori dalla finestra della scuola e, dalla mia intensa e drammatica situazione, guardando il cielo, mi sono alzata su, su, fino a che  la mia postazione non è diventata piccola e stupida.
Sì, ricordo che ho visualizzato il mio andare in alto e, da lì, ho potuto vedere quanto era minuscolo ciò che mi stava succedendo.
Così mi sono rilassata e sono entrata.
Del fatto che i titoli fossero sconosciuti e a sorpresa ero contenta, oggi so che il fattore novità è necessario per potere creare. Si sapessero le tracce prima, non si produrrebbe nulla.
L’adrenalina del momento, fatta di desiderio di riuscire, emozione e un tempo definito nel quale stare, unita ai titoli improvvisi e nuovi scatena.
Anche se nel primo momento può sembrare ci sia il nulla, poi la scintilla scocca.
Stamattina, tra le diverse tracce, avrei scelto quella riguardante il voto alle donne di settant’anni fa.
Non per celebrarlo, oggi è una cosa naturale e questo bisogno non l’avrei sentito.
L’avrei scelto, anche questa volta, perché mi avrebbe permesso di ampliare, di sviluppare liberamente un pensiero, a partire dal voto alle donne.
Un pensiero su come eravamo, su come siamo, su come potremmo essere domani.
Un viaggio, con gli occhi di oggi, per comprendere cosa reggeva le regole di quel tempo e cosa è riuscito a farle cambiare.
Chi ha promosso quel cambiamento?
Chi l’ha goduto?
A cosa serve, ma, soprattutto, cosa significa?

Mi piacerebbe molto leggere gli scritti che, stamattina, sono usciti dalle penne (le penne!) degli studenti gobbi sui fogli (i fogli!).
So che qualcuno ha sofferto della fatica fisica di scrivere, di fare quella cosa che una volta si chiamava scrivere, con l’inchiostro, pur rinchiuso in una penna a sfera.
So di qualcuno che, dopo tre ore, non ce la faceva più, con i muscoli indolenziti come quando cammini per ore in montagna e, anche se ogni giorno quella cosa lì la fai, non la fai per così tanto tempo e senza fermarti.
Sì, lavorare ad un tema, scrivendo per sei ore, è un po’ come scalare una montagna che non hai mai affrontato, con lo zaino in spalla, sotto il sole.
Si vede la vetta, ma per raggiungerla devi sudare, passo dopo passo e non puoi smettere fino a quando non sarai arrivato.
Sai che verrai giudicato, ma quello che puoi fare è solo cercare di mettercela tutta per, poi, accettare quello che verrà.
Hai la mente che spazia in mille cose che potrebbero uscire, in mille possibilità, ma è evidente che occorre sceglierne alcune, solo alcune per, poi, cercare di organizzarle.
Devi rileggere, ripensare, rifare, rivedere.
Ci sono momenti in cui ti sembra che tutto sia sbagliato, altri in cui sai di potere farcela.
Sei libero, ma devi stare nel sentiero che ti è stato indicato.
Infine, sai di avere tanto tempo, ma, minuto dopo minuto, questo si accorcia ed è chiaro che ci sarà una scadenza che non sceglierai tu.

Ragazzi, come potrebbe chiamarsi tutto ciò, se non maturità?

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4 pensieri riguardo “Tema di maturità”

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