Non so

La morte di un giovane non è una morte, sono tante morti.
Muore lui, muore la sua gioventù, muoiono i desideri e i sogni che chi lo amava aveva per lui e muore, per un po’, il senso generale della vita.
È una morte che appare disumana, pur inserita nel nostro universo terreno.
Non la immagini, non la capisci, non la vuoi, non la accetti, non la ragioni.
La morte suicida di un giovane è tutto questo all’ennesima potenza, non è solo tragica, è surreale.
Qualsiasi riflessione è vana, lui non c’è più e non si riuscirà in nessun modo a parlargli ancora.
I pensieri cercano di sistemare i pezzi del significato-di-tutto andati in frantumi, ma il cuore si strappa, perduto.
Il dolore è infinito, proprio nel vero senso del termine, si spande per tutto il mondo.
Non c’è un verso per il quale prendere la vicenda, è solo immensamente assurda.
La tua vita, dopo, non è più la stessa vita.
Ciò che è accaduto cammina con te ovunque vai, per sempre.
La tua vita ospiterà per sempre la sua, ferma nel momento in cui ti è stata data la notizia.
La tua continua, ed è l’unica certezza, il resto oscilla, incespica, appare solo misterioso e strano.
Non so cosa si può fare, dire, cercare, non lo so.
So che l’unico momento in cui ci si consola è quando si prova pena.
È quando si viene invasi dalla tenerezza.
In quei momenti, si soffre, ma sembra di riacquistare calore, sembra che le cose ritornino vive.
Forse occorre continuare a parlare a quella persona, continuare a discorrere con lei.
Forse bisogna lasciarla andare e cercare solo di rimanere.
Non lo so.

La morte suicida di un giovane è di sicuro, per chi resta, una prova di vita e questo solo so, ora.

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