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La storia dei tendini

La cosa simpatica è che, da noi, in Italia, ogni fatto, ogni vicenda, anche la più semplice, diventa una storia.
Da raccontare.
Per una brutta infiammazione ai tendini di Achille, dopo la lunga cura, avvio il consueto iter per fare un’ecografia di controllo.
Telefonata all’ambulatorio del medico di base per chiedere l’impegnativa, ritiro dell’impegnativa, chiamata al call center per prendere l’appuntamento, appuntamento, sportello per fare l’accettazione, ecografia.
Questo elenco di passaggi sarebbe sufficientemente esaustivo per narrare ciò che è accaduto se tale iter si limitasse ad essere, come è, una procedura, pensata, organizzata, tarata e ripetuta, come tutte le procedure, migliaia di volte.
Ma, si sa, non siamo esperti di procedure e, anche in questo caso, l’iter si è trasformato in una serie di simpatici aneddoti.
L’infiammazione ai due tendini, indicata sulle carte correttamente come bilaterale,  riguarda due piedi, due gambe e il suo controllo necessita, conseguentemente, di due ecografie.
La storia si fa commedia già alla telefonata al call center, in cui la signorina albanese (e questo, giuro, non è un problema) mi risponde che se l’ecografia è a due tendini e non a uno devo comporre un numero diverso.
E lì non capisco, ma eseguo.
Al nuovo numero, la storia prende una piega comica perché l’operatrice, per i due tendini-due piedi-due gambe mi fissa due-appuntamenti, uno alle 13.20 e uno alle 13.40.
La metto sul ridere e rido, ma l’operatrice è serissima e quasi si offende.
“Sono due i tendini, sono due i piedi, sono due le gambe” e non c’è verso di dirle che, forse, potrei farli insieme. Niente, sono due, anche se arrivano insieme e due saranno gli appuntamenti, questa è la regola.
Io soprassiedo e penso, sempre scherzando, che c’è da sperare che, almeno, non mi facciano rivestire e uscire in corridoio tra un tendine e l’altro.
Quando arriva il giorno prefissato mi presento all’orario del primo tendine, incerta su quale precedenza avrebbero avuto (a destra ahahahahah), ma pronta.
All’accettazione, nonostante la scritta BILATERALE sia impressa sul foglio, scoprono che sotto la voce “unità” compare il numero UNO.
“Signora – ed io non posso credere alle mie orecchie  – oggi ne può fare solo uno, di tendine, perché è segnato uno solo, per il secondo deve tornare un’altra volta”.
Nooooooooo, non è possibile, penso.
Noooooo, no, non ci posso credere.
Il registro si fa drammatico e, furibonda, divento scortese, alzo la voce, anche se capisco subito che non è la strada giusta perché, se voglio risolverla, occorre ritornare alla commedia, meglio se sentimentale, quindi mi calmo, le dico che ha ragione e che se c’è scritto UNO il tendine è uno solo, quindi per l’altro la prego di aiutarmi a trovare una soluzione.
Gli operatori si ritirano scocciati e, dopo dieci minuti, si giunge all’epilogo perché escono e mi annunciano che si può fare.
Il mio corpo, prima ancora della mia mente, finalmente riunito, esulta e mi ecografano entrambi gli arti alle 13.40, in perfetto rispetto degli orari.
C’era una volta e vissero felici e contenti.
Che paese fantastico.

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