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Foto di Betty Lazzarotto

La tenerezza

In italiano il termine tenerezza significa “profondo sentimento di dolcezza e affetto, spesso associato a commozione”, ma anche “qualità di ciò che oppone resistenza al taglio o alla masticazione”, sinonimo di morbidezza.
Se una persona ci fa fa tenerezza è, soprattutto, perché la sentiamo debole, delicata e fragile, quindi bisognosa di protezione.
Sentire il bisogno di proteggere nutre la nostra autostima, ci fa sentire la possibilità reale di essere non solo buoni, anche grandi e, soprattutto, forti.
Ci fa sentire bene.
Come ogni cosa che suscita sentimento, avviene una specie di trasporto da ciò che immaginiamo sia il bisogno dell’altro al bisogno che è nostro. Una specie di reciproco bisogno che si incastra a perfezione e ci fa vivere in comunione.
Ieri sera, ho sentito questa cosa verso il genere umano.
Tornavo dalla consueta visita ai miei genitori in Casa di Riposo e, guardando la fila di luci delle macchine al rientro dal lavoro, ho pensato agli altri come a qualcosa di speculare a me. Io mi sento io, ma vedo e sento che tutti gli altri, ognuno di loro, si sentono loro, come accade a me.
Non è semplice da spiegare, ma sono sicura che non sono la sola ad avere provato questa sensazione, nonostante accada raramente.
Sentire che sei un punto di vista, identico a cento, mille, un milione di altri punti di vista.
Percepire che ciascuno la pensa così. Che, quindi, non sei TU, ma TUTTI.
Questa sensazione, che avevo provato anni fa nell’adolescenza, ieri sera mi ha regalato automaticamente il sentimento di tenerezza verso le persone che stanno al mondo.
Vederci in fila, dopo il lavoro, presi dai pensieri, dalle preoccupazioni, dagli impegni che comporta la vita mi ha fatto provare affetto e struggimento.
Il fatto che, in quel momento, gli altri fossero sconosciuti è svanito per un istante. Eravamo uguali.
Non conoscevo ciascuno di loro, ma conoscevo ciò che significa, per tutti, vivere e questo mi faceva sentire unita.
Beh, ho scoperto poi che mentre mi accadeva questo, nello stesso momento, stavano colpendo alle spalle un uomo ad Ankara e si stavano organizzando per ammazzarne quanti possibili a Berlino.
E’ possibile che agli umani succeda anche questo?
È possibile, certo, per il semplice fatto che accade, ma perché accade?
Forse, proprio perché siamo umani, con la possibilità di sentire-pensare-fare cose diverse, anche profondamente contrarie, anche immensamente differenti.
E il contrasto di emozioni che ogni azione negativa, cattiva, scatena un caos che confonde e può farci sentire persi, divisi, o, peggio ancora, finiti.
Che ci fa stare male.
Come restare umani, direbbe Vittorio Arrigoni, come mantenere la tenerezza, che ci può salvare?
Forse, è la speranza il sentimento chiave.
Ovvero, “l’attesa fiduciosa di un futuro positivo”, ma anche una delle tre virtù teologali, insieme alla fede e alla carità che, a differenza delle virtù cardinali, “non possono essere ottenute con il solo sforzo umano, ma sono infuse nell’uomo dalla grazia divina”.
Cioè, qualcosa che sta oltre noi, a prescindere da noi.
Cioè, qualcosa che non possiamo completamente governare, né prevedere, ma di cui facciamo parte e, proprio perché sfugge alla nostra Ragione, ci spinge a confidare e a proseguire anche nel momento in cui sembra non essercene la possibilità.

Sarà questo il Natale?

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2 pensieri riguardo “La tenerezza”

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