Rondini 2

Rondini

Sono le rondini la prima cosa che ho pensato potesse rappresentare mio papà, che non c’era più.
Fino a quel momento era morto e basta, piangevo e basta, ero inconsolabile e basta.
Poi, un giorno, uscendo di casa, due rondinelle mi hanno sfiorato planando su di me e volando via.
Ecco, “Forse sei tu” mi sono detta e, per la prima volta, ti ho sentito ancora vivo.
È il locus, dicono gli esperti, il luogo dove devi mettere chi scompare, per potere elaborare la sua mancanza.
Non è più fuori, a poco a poco deve diventare dentro, ma un fuori è necessario, è la tomba sulla quale piangere, ma anche la vita che si reincarna, per continuare.
Qualche giorno dopo, ho visto mio papà in un bimbo che si chiamava come lui e che, con il suo sguardo intenso, mi osservava.
Ma non vediamo chi non c’è più ovunque, in qualsiasi luogo, indistintamente. Quella persona lì è nei luoghi cari a quella persona lì, ognuno ha i suoi luoghi cari e, anche in vita, è in quei luoghi cari.
Mio papà era (ed è) nella natura, nelle montagne nelle quali lo vedono i miei fratelli, nell’oceano nel quale lo vedo io.
È negli occhi dei bambini, quando sono seri o quando ridono e sembrano grandi. È nelle loro espressioni divertite e curiose, quando si scherza, come faceva sempre lui.
Questa è la consolazione.
C’è angoscia nel rimanere soli, certo restiamo tra coetanei, ma non sempre basta.
Un pezzo profondo deve essere ripescato, deve rimanere, non possiamo fare a meno di lui, di questa radice che affonda, nella Terra, e che non si vede, non si vede più, ma se non c’è caschiamo.
Questa Radice oggi non la vedo solo nel suo significato di Storia, la vedo anche nel suo Significato di sostegno, di linfa, di collegamento con il profondo.
Io sono i miei rami, la mia corteccia, le mie foglie, ma sono anche la mia Radice e non sono solo io ad esserlo.
La mia radice è tutto ciò da cui provengo e verso dove io stessa andrò.
Noi siamo alberi collettivi, piantati nella stessa Terra, che guardano lo stesso Cielo.
È solo questo pensiero che mi toglie la paura, insopportabile, di rimanere sola, nel vuoto, mentre vi guardo partire.

Voi, rondini, che anche quando non vi vedo più so che ad ogni primavera ritornerete da me.

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