Cinquanta sfumature
Foto di Betty Lazzarotto

Cinquanta sfumature

Compiere cinquant’anni può rivelarsi drammatico o stimolante.
Nel mio piccolo panorama di conoscenze personali stravince la prima delle due sorti.
Io appartengo alla categoria degli entusiasti, ma ho la vaga sensazione che, in uno dei prossimi compleanni, toccherà anche a me deprimermi.
Questo per dire che il vero problema non è compierli. Non è varcare la soglia, superare il confine.
La difficoltà reale è tutto ciò che arriva DOPO i cinquanta.
La mia adrenalina si è esaurita in un tempo abbastanza breve, crollando insieme al resto degli ormoni.
Qualsiasi cosa io faccia, sono accompagnata da una serie infinita di disturbi, presenti e ben descritti in migliaia di blog femminili, ma per me originalissimi.
Ho, in ordine, infiammato tutti i tendini disponibili dopo avere passato l’inverno al corso di danze popolari finalizzato a tenerli in forma e, su ordine dell’ortopedico, sto camminando in scarpe con tacchi dalle quali cado distorcendomi le caviglie.
Accendo l’aria condizionata per il troppo caldo, per poi coprirmi per i brividi che sento.
Il mio cuore parte, senza avvisarmi, in concerti di extrasistole che fanno da sottofondo a tutto quello che faccio durante le mie giornate.
Piango, mi scoraggio, sono felice e soddisfatta in archi di tempo che non superano i dieci minuti e in cicli continui puntuali come orologi.
Ho fame, ma anche nausea e, contemporaneamente, lo giuro, sonno e insonnia.
Ho stretto solidarietà con tutti gli adolescenti del mondo e mi piacerebbe istituire gemellaggi per perorare la loro causa e diffondere nel mondo la cultura del perdono causa tempesta ormonale.
Bisognerebbe potere non andare a scuola e godere del congedo lavorativo.
Noi e loro dovremmo potere dedicarci solo alle nostre piccole e intense rivoluzioni endocrinologiche.
Tutto quello che facciamo di male e di sbagliato dovrebbe essere perdonato, a prescindere.
Dovrebbero essere istituiti premi, licenze e medaglie al valore.
Forse anche lauree e cittadinanze onorarie.
Ciò che ci capita non lo può capire nessuno, nemmeno noi stessi quando sarà passato.
Allora, l’unica possibilità di salvezza è quella che il mondo ci creda, andando sulla fiducia.
Che il mondo ci coccoli e ci consoli.

Invece, diventiamo odiosi e basta.
Senza appelli.
Non degni di minima comprensione, solo brutti e cattivi.

Peccato, perché se ci guardo dal di fuori, provo solo simpatia e tenerezza.
O no?

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2 pensieri riguardo “Cinquanta sfumature”

  1. Grande Betty. Io quest’anno 40!però capisco tutto quello che dici. L’altro giorno la mia parrucchiera che credo ne abbia 45?grande sportiva ma da un po’ha smesso,diceva che quello che la spaventa e di cui si accorge non è il numero di anni ma proprio l’energia che viene a mancare. Bo io intanto sono sdradiata con le gambe ammaccate perché sono caduta dalle scale !comunque lasciatelo dire non li dimostri gli anni che hai!un abbraccio

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