Sanremo 2019

Sanremo 2019

Alla fine, hanno vinto i giovani e chi rappresenta l’Italia più popolare che c’è. Forse, all’una di notte, è rimasto sveglio a votare solo chi ce la fa e chi ci crede, anche se i critici e la Sala Stampa hanno premiato l’eccellenza.

Lo spettacolo, quest’anno, si è rivelato molto debole, con comici che fanno un lavoro che non è il loro, anche bene, ma che non è il loro.

La direzione artistica di Baglioni è da premiare, capace di scegliere con professionalità e coraggio, bravo.

Berté e Pravo (con la P) grandi personaggi, i gruppi fantastici, Renga e Nek strafighi, i giovani eccezionali, qualche brutta canzone, ma, in complesso, bella musica, cantata e suonata bene.

Cinque sere mi sembrano sempre troppe, pur appassionata e resistente fino all’ultimo quale sono. Soprattutto la serata dei duetti, anche se curata, rompe un po’, anche dal punto di vista della memoria uditiva che, mentre si sta affezionando ai brani, deve scontrarsi con variazioni difficili da godere.

In complesso, il Festival è un evento positivo. Dà l’opportunità di mostrare lavori e capolavori di un mondo che solitamente si muove per sezioni, per categorie e che, una volta all’anno, si deve confrontare.

È musica leggera, ovvio, ma così leggera, che ci fa sognare.

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