La coscienza ha un peso.
Chi ce l’ha, di solito costruita un po’ per educazione, un po’ per natura e un po’ per caso come tutte le cose, la sente, eccome.
Avere coscienza significa sentire il retro delle cose, comprendere cosa c’è dietro e, soprattutto, cosa c’entri tu, cosa puoi fare, cosa hai fatto, in che cosa, invece, ti sei tirato indietro.
Una cosa succede e tu, se hai coscienza, ne vedi le ragioni e, soprattutto, le conseguenze.
Ci ragioni, ti interroghi, ci pensi.
Ad avere coscienza impari da piccolo, ma anche da grande.
Da piccolo, soprattutto per imitazione. Se sei circondato da persone che hanno coscienza, impari.
Anche da grande puoi imparare, soprattutto se accetti un aiuto.
Un aiuto a sciogliere lo strato che, sulla coscienza, hai costruito via via con gli anni, soffocandola e seppellendola sotto montagne di azioni automatiche e di pensieri fissi che diventano prigioni.
Azioni che ci difendono dalle cose che ci capitano, dispositivi che ci impediscono di soccombere, ma che ci rendono ciechi e sordi.
Non vediamo più cosa ci succede davvero e non sentiamo più quello che abbiamo dentro.
La coscienza, appunto.
Allora, programmiamo delle strategie con le quali proteggiamo, o così ci sembra, ciò che siamo e ciò che abbiamo.
Appena veniamo messi in discussione, tac, sfoderiamo il meccanismo.
Incolpiamo, aggrediamo, evitiamo, ci chiudiamo, alziamo la voce, mettiamo a tacere e così via.
Poi, ci sembra di stare meglio, ma la fiammella, che arde in tutti, ci manda segnali di disagio, che possiamo ascoltare o no.
Invertire la rotta, rompere il meccanismo è difficilissimo. Ascoltare quei segnali è difficilissimo.
E’ difficilissimo perché corrisponde innanzitutto a perdere l’equilibrio.
Significa barcollare, disorientarsi.
Significa stare male.
Ma è proprio in quel momento lì che la coscienza parla.
Quando non capisci più niente, cosa fare, cosa essere, cosa dire, è quello il segnale del fatto che sei nella coscienza e non più nell’incoscienza.
Dovremmo spiegarlo ai bambini.
Attento: quando ti sentirai confuso, sarai pronto per cercare la strada.
Quando ti sembrerà di avere fallito, avrai la possibilità di riprovarci.
Quando crederai di non essere nessuno, incomincerai ad esprimere chi sei.
Le donne hanno coscienza più degli uomini.
E’ un bagaglio che ereditiamo dalle nostre antenate prima ancora di venire al mondo.
E crescere con l’attribuzione della responsabilità delle cose insegna a sentire responsabilità.
E’ un peso che sappiamo portare, di cui ci carichiamo a prescindere.
Allora, non possiamo essere proprio noi a insegnarla questa benedetta coscienza?
E ad insegnarla anche ai maschi?
Proteggendo fino ad un certo punto i nostri figli (non fino ai venticinque anni per intenderci), ma, poi, mettendo di fronte alle cose.
Essere presenti, rispondere in prima persona, assumersi gli oneri.
Tutto sommato, alla fine, dovremmo riabilitare il senso di colpa.
L’abbiamo ingiustamente condannato, ma ora che se ne sono perse le tracce, decisamente ci manca.