Cuba 9
Foto di Betty Lazzarotto

Cuba

Cuba è un Paese tranquillo, dignitoso, allegro e serio.
Direi anche elegante.
Le strade sono pulite, le persone garbate.
Il suono della lingua è una canzone morbida che ondeggia sullo sfondo.
Tutto è colorato, dai copriletti alla terra rossa, che contrasta con il cielo.
Il cielo è come in Irlanda e a New York, celeste, luminoso e bello come in un dipinto.
Si balla, a Cuba, nei Centri della Cultura, in strada, nei locali, dove si mischiano gentlemen creoli ad alte signore teutoniche che si dimenano scatenate e felici al suono della salsa.
I turisti fanno parte della Casa, come il servizio di argenteria, non è il tuo quotidiano, ma ci tieni e lo lucidi.
A Cuba, d’inverno, il tempo cambia in continuazione, con il vento che fa danzare anche lui.
Ti svegli con il canto del gallo e degli uccelli, con gli zoccoli dei cavalli e, se dormi in una Casa Particular sulla via principale, con il rumore del motore di auto enormi, vecchie, simpatiche e puzzolenti.
Sembra di essere a Napoli, o a Palermo, ma senza la sporcizia.
La gente ride, chiacchiera molto, è operosa.
Nei parchi, dove c’è la connessione, i giovani giacciono inermi muovendo i pollici, ognuno per conto proprio come in centomila città del mondo.
Qualche turista anziano digita, con gli indici, messaggi whatsapp ai parenti.
Il tempo scorre leggermente più lento, non molto, ma è sufficiente per accorgersene, soprattutto al ristorante.
I panni stesi, le donne che lavano gli usci, gli interni delle case piene di improbabili suppellettili di ceramica e di fiori finti ti parlano dei loro giorni, che continueranno decisi anche quando tu sarai ripartito verso un mondo di neve e di lavoro, che qui non si può nemmeno immaginare.
I cubani non viaggiano, per impossibilità e abitudine, ma quando lo abbiamo chiesto loro ci hanno risposto di no, con orgoglio.
Io, invece, mi sento come Cristoforo Colombo, curioso e ignorante che, quando è arrivato a Cubanacan (che nella lingua locale significa “il centro di Cuba”), ha creduto di essere nella città dei Khan in Mongolia.
Perché , quando arrivi  ciò che trovi è qualcosa che non hai mai conosciuto prima di esserci stato e sta a te accettare di essere sufficientemente straniero da avere bisogno di sentirti raccontare dove sei finito, per cambiare idea.
Viva Cuba, andateci, vi sentirete a casa.

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