Fare i conti

Fare i conti

Fare i conti con le proprie debolezze è tremendo. Se li si fa davvero.
Se si è sinceri, se si lasciano parlare tutte le emozioni che pulsano sotto, se ci si accorge delle invidie, delle gelosie, delle rabbie, dei fastidi che si provano, se si lascia uscire tutto ciò e si sente al contempo consapevolezza, è terribile.
Il fatto di rendersene conto rende tutto difficile e doloroso perché la frustrazione è doppia, la mortificazione doppia, il disagio doppio.
Io sono tutte quelle cose brutte e, contemporaneamente, so di esserlo.
Ci si abbatte, ci si scoraggia, si diventa come se tutto fosse quella cosa orribile che provo dentro di me.
Non vorrei, ma sono così.
Nessuno mi amerà più, a partire da me.
Sono, però, sicura, che sia il solo modo per venirne fuori.
Se io so che sono così, se io me ne accorgo, se tocco con mano e vedo cosa mi succede, io sono già altro da ciò che mi succede, io sono già fuori da ciò che mi succede.
La me che vede ciò che è scomodo, doloroso, non bello, si strugge, si dispera, si vergogna, si delude, ma è quella me che può decidere, quindi, di essere altro.
Se capisco che sono io, solo io e non altri a determinare il mio stato d’animo, posso essere io, solo io, e non altri, a cambiarlo.
Oggi, in più, ho capito che l’obiettivo non è, però, “diventare capaci di non essere più ciò che non ci piace”, giurandoci che “la prossima volta non succederà”.
Succederà ancora, una, dieci, cento, mille altre volte.
Quello che possiamo fare è imparare ad uscire ed entrare in continuazione dalle aree di noi che meno ci soddisfano, perdonandoci e accettandolo con benevolenza e tenerezza.
Così da sapere perdonare e accettare con benevolenza e tenerezza anche gli altri.

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