Tolo tolo

Tolo tolo

Ridere, fa ridere. Certo, chi si aspettava un film copia di un altro suo film deve rassegnarsi, è diverso.
Ma fa ridere, eccome se fa ridere.
Il film di Checco Zalone, che con il suo vero nome ne firma anche la regia, fa ridere, fa commuovere, sorprende, spiazza, colpisce, emoziona e ti fa uscire dalla sala con uno sguardo nuovo.
È un film pieno di piccoli colpi di scena, anche nei dialoghi, spesso spezzati da cambi di scena geniali.
È un film pieno di belle immagini, di bella musica e di bravi attori, ma, soprattutto, è un film attuale, politico, che mette tutti di fronte a quello che siamo ora: confusi e divisi. Prigionieri di noi stessi e smarriti.
Checco Zalone ci guida ad immaginare le cose da un altro punto di vista, ci conduce a rovescio, come nelle favole, ci fa vedere il mondo capovolto.
Non importa se usa stereotipi, lo fa apposta. Pazienza se arriva vicinissimo a cadere nelle fratture che le vicende dei migranti hanno aperto dentro di ciascuno di noi, lo fa apposta.
Checco Zalone manda in frantumi, dissacrandoli, i diversi simboli della nostra civiltà (che crediamo unica e dominante) con i cui occhi, inevitabilmente, ci racconta la storia e qui sta il grande cinema.
Senti che c’è qualcosa che ti piace, ma anche qualcosa che si rompe, non capisci e solo se ti lasci trasportare riesci a provare meraviglia e non fastidio.
Checco Zalone prende in giro tutto, tranne l’amore e tira fuori la parte di noi che nessuno ammette di avere.  Il fascismo (e il razzismo) sono come la candida, con lo stress vengono fuori e nessuno è escluso a prescindere.
Checco Zalone denuncia l’ipocrisia umana e rilancia la possibilità di avere, invece, un progetto.
Invita a sognare e, come nei sogni, a non mettere freni a ciò che si desidera davvero, rischiando la vita e l’identità, senza perdere mai il contatto profondo con quello che siamo dentro, brutto o bello che sia.
Perché solo quello siamo.
Grazie Checco, grazie.

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